domenica 13 marzo 2011

La 'o'a'ola 'on la 'annuccia 'orta 'orta e colora'a


Durante le ore di tirocinio, ho avuto l'occasione di conoscere un ragazzo israeliano. 
Dato che avevamo circa tre ore a disposizione e ben poche cose da fare, il mio primo obiettivo è stato fargli conoscere la nostra magnifica lingua: i' dialetto fiorentino.
Il fiorentino letterario, utilizzato fin dal Trecento da illustri scrittori quali Dante, Petrarca e Boccaccio, si trova alla base dello stesso italiano moderno.
Per capire di cosa si tratta, cercherò di descriverne le caratteristiche più spiccate e i termini dialettali usualmente utilizzati dai nostri nonni.

La caratteristica che ci contraddistingue l'è l'aspirazione della C. Alla maggior parte di noi sarà capitato di trovare il cretino di turno che ti dice: "Sei fiorentino? Allora dimmi la 'o'a'ola 'on la 'annuccia 'orta 'orta e colora'a". Questa eliminazione, definita gorgia toscana, non avviene sempre:
-  Aspiriamo la -C- all’inizio e all’interno della parola se preceduta da vocale e seguita da -A-O-U. 
Esempi: la ‘asa, e ‘ucchiài, la buha, badahome.
-  Se le vocali che precedono la -C- sono preposizioni, congiunzioni o sono accentate, per ragioni foniche, non si aspira e si dice: “Si va a cavallo” e non “Si va a ‘avallo”
-  Ma se la -C- è seguita da -E- e da -I-, diventa palatale e non si fa aspirare. Per cui avremo: i ceci, la Cina, la cena, i cenci, la cesta.
-  Non aspiriamo la -C- se è preceduta da consonante, anche caduta, o se raddoppia: Un cucciolo, un chiodo, I’ cavallo, i’ collo, i’ cormo.

Altre caratteristiche peculiari sono:
-  La sonorizzazione della -G- dura (a, o, u), per questo si dice gravatta per cravatta, grostino per crostino, gabina per cabina, aristogràtïo per aristocratico, delinguente per delinquente, guasi per quasi.
-  La -L- consonante laterale alveolare. La pronuncia suggerisce soluzioni come queste, per cui si avverte il raddoppio: “S’è vinto a i’ giòho di-llotto”(Abbiamo vinto al gioco del Lotto); “Prendi la boccia di-llatte”(Prendi la bottiglia di latte).
-  La -R- consonante vibrante alveolare.
Spesso utilizziamo questa consonante per sostituire la consonante laterale alveolare -L-.
Esempi: Carcolo(calcolo), cortello(coltello), atreta(atleta), arfredo(alfredo).
-  Il gruppo consonantico -GH- viene sostituito dalla -D- nella parola “ghiaccio” e i suoi affini, avremo quindi: diaccio, diacciaia, diacciato.
-  La monottongazione di -UO-, per cui si dice còre invece che cuore, nòvo invece che nuovo, òvo invece che uovo e cosi via.

Morfologicamente parlando:
-  Solitamente sostituiamo il “tu” con il “te” (tu andresti? / in toscano: te che c’ andresti?). Tale pronome viene utilizzato molto spesso nelle frasi(ma che fai? / in fiorentino: ma icché Tu-ffài?) e spesso da origine a fenomeni di ridondanza (Te Tu devi sapere..)
-  Abbreviamo le prime persone singolari al presente di fare e andare (faccio > fo ; vado > vo)
-  Si ha la perdita delle desinenze di genere e numero degli aggettivi possessivi delle tre persone singolari in posizione proclitica(MI’ < mio, mia, miei, mie TU’ < tuo, tua, tuoi, tue SU’ < suo, sua, suoi, sue).

Inoltre il verbo è sempre preceduto da un altro soggetto, per esempio: Io e' so', Te ttu sei, E gl'è/La gl'è, Noi s'è, Voi vvù séte, Loro e' so' oppure Gl'ènno.
Prima del verbo avere è sempre presente il “ci”: Io e' c'ho (=io ho), Te ttu c'hai (=tu hai), Lui e' c'ha (=egli ha), Lei la c'ha (delle belle poppe) (=lei ha), Noi ci s'ha (=noi abbiamo), Voi vu c'ave'e (=voi avete), Loro e' c'hanno (=essi hanno).

E infine:
-  Il suono -SCHI- diventa -STI-: STIanta'o, muSTIo, STIaccia'a.
-  Molte parole vengono trocate: del diventa di (Gl'era di' nipote), Al diventa ai (torno ai' tocco = torno alle 13), Non diventa 'un («'Un se ne pote'a più di 'odesto rintronaho»).

E ora una carrellaha di parole tipiche del fiorentino DOCCHE:
AGGEGGIO: Un oggetto qualsiasi.
ALLAMPANA’O: persona magrissima. “Gl’è secco allampana’o”, È veramente molto secco.
APPUNTALÀPISSE: Temperamatite.
ARRÈGOLA: A quanto pare.
BABBALÈO: Babbeo, grullo, stupido.
BABBO: sempre usato invece di papà. La forma contratta è “pàe”. “To pàe”
BADALUI / BADALEI: Guarda quello/a, sempre in senso ironico e irrispettoso. “Badalei come la viene combina’a”
BAHATO: utilizzato in riferimento ai denti come cariato, o in senso lato (“ Tu sé bahato n’ì cervello”)
BECCASSI: 1) Vedersi, incontrarsi. “Ci si becca”, Ci si vede. “Indó’ ci si becca?”, Dove ci si incontra?
BELLIHO: Ombellico. “Tùllo pò’ tené’ te. Icché me ne fo io? Mi ci gratto i’-bbelliho”, Lo puoi tenere senza problemi, a me non serve. Non saprei cosa farmene.
BIASCICARE: Masticare a bocca aperta producendo un rumore fastidioso. “Oh icché tu biascihi”, Potresti masticare con la bocca chiusa
BIRBONE: Tremendo “Oggi fa un freddo birbone”, Oggi fa un freddo tremendo.
BÌSCHERO: Persona poco acculturata e poco furba che assume atteggiamenti chiaramente poco convenevoli e poco convenienti.
BOCCARE: Cadere in avanti. Usato nel modo di dire: “Manca poho bocco”, C’è mancato poco che cadessi.
BÒCCIA: Bottiglia. “Bere a boccia”, Bere a bottiglia.
BOCIARE: Alzare molto la voce, urlare. “Oh icché tu boci, ‘un son’ miha sorda!!”, Non importa che tu urli così forte, non sono sorda.
BOLOGNA: Mortadella. “Ci sa a fa’ un bel panino con la bologna?”, Perché non ci facciamo un bel panino
con la mortadella?
BÒNA: Formula di saluto, prima di andarsene. Abbreviazione di buonasera, buonanotte, ecc... “Bòna hugo”
BÒTOLO: Espressione brutale e indelicata per indicare una persona obesa.
BUHAIÒLA: Stronza.
BUHO: Omosessuale “Se tu-ssè’ buho, dillo!”
CACIO: Formaggio. “Passami i’-ccacio”, Passami il formaggio.
CAHARE: Considerare, prestare attenzione. “Cahami un momento”, Considerami un momento. “‘Ùm-mi haha nemmeno di striscio”, Non mi prende in considerazione nemmeno lontanamente.
CALZONI: Pantaloni. Spesso pronunciato “Carzoni”.
CECCOTOCCAMI: Persona che fa dispetti per farseli rifare. Dalla tipica frase “Cecco, toccami che la mamma ‘un vede!”.
CHETARE: Zittire, stare zitto, non parlare, “Oh che ti ‘heti..”, Ci vuoi stare zitto!
CHIORBA: Testa. “Che chiorba dura che t’hai!”, Hai la testa veramente dura.
CIANCE: Chiacchiere vane, pettegolezzi. “Sta’ bòno, e le son’ ciance. ‘Un-tt’arrabbiare”, Stai tranquillo, sono solo chiacchere. Non ti arrabbiare.
CIACCIARE: Impicciarsi degli affari altrui, rovistare affannosamente. “E gl’è un ciaccione di pe’ i’ ridere”, È veramente un ficcanaso tremendo.
CIANCIHARE: Tocchicchiare. “Icché tùllo cianci’hi tutto?”, Perché lo stai toccando insistentemente?
CIANTELLA: Ciabatta
CICCHINO: Sigaretta.
CICCIA: Carne.
CINCI: Pene.
CINCINNINO: 1) Una piccolissima parte di qualsiasi cosa (di solito riferito a cose da mangiare, ma non solo), “Metticene un’altro cincinnino (di colla, di colore e così via)”, Metticene appena un altro po’. 2) Un po’: “Fallo un cincinnin’ più lungo, vai, quest’orlo!”, Allunga quest’orlo di qualche altro millimetro.
CIRINGOMMA: Gomma da masticare
CODESTO: Per indicare qualcosa vicino a chi ascolta.
COHO: Cuoco. “Indó’ gl’è i’-ccoho?”, Dov’è il cuoco?
COGLIÓMBERO: Come dire coglione ma in un modo meno volgare.
CORTELLA: Coltello da cucina.
CONCIASSI: 1) Combinarsi. Usato per descrivere l’abbigliamento stravagante di qualcuno, “O’ come tù- tti sè’ concia’o!!”, Come ti sei combinato? 2) Insudiciarsi “O’ come tù-tti sè’ concia’o!? – E son’ casca’o pe’ terra...”, Ma come ti sei ridotto? – Sono caduto per terra...
CONIGLIOLO: Coniglio.
CÒPPE: Coop, catena di supermercati. “Si va a’i’ Coppe a fa’ la spesa”, Andiamo alla Coop a fare la spesa.
CÒSO: Riferito a una persona o oggetto che non si conosce o che si vuole sminuire o del quale non si ricorda il nome proprio. “Passami codesto coso”
DESINARE: mangiare.
DIACCIO: Ghiaccio.
DIACERE: Dormire. “Va’ a diacere”, Vai a letto.
DIANZI: Poco fa. “Son’ uscito dianzi. Ora ‘un risòrto”, Sono uscito poco fa. Adesso non esco di nuovo.
DÓDDO: Persona stupida e un po’ lenta, leggermente ritardata. DÒMO: Duomo nell’espressione “vaffandòmo!”, modo non volgare per “vaffanculo”.
EMPIRE: Riempire. “Émpi i’-ssecchio”, Riempi il secchio.
FAVA: 1) Organo genitale maschile. 2) Lo si può usare per sostituire “bischero”. “Tu sei proprio una fava!”, Sei proprio un stupido.
FIHOSO: Di persona che non gli va bene niente. “Gnamo, non fare i fi’oso, mangia”, Su, via non fare tante storie e mangia.
FOGATO: Interessato, supercoinvolto. “Tu se’ foga’o pe’ quella musica”, Quella musica ti coinvolge davvero tanto.
FORCAIOLO: Ragazzo che abitualmente non va a scuola senza che il permesso dei genitori. ...e va a Boboli!
FOTTIO: Praticamente senza fine. “Ce n’era un fottio!”, Ce n’erano tantissimi! Ved. “Iosa”.
FRUFFRÙ: 1) Wafer. Il nome attribuito al biscotto è, senza dubbio, onomatopeico. 2) Omosessuale. “Quello lì gl’è un po’ fruffrù”, Quello lì è omosessuale.
FURIA: Sinonimo di fretta. “Venvia o che ti m’o’i c’ho furia”, Vedi di sbrigarti perché ho molta fretta.
GANZO: 1) Aggettivo che indica, con una certa ammirazione, qualcosa che è capace di stupire. 2) Indica l ́amante della moglie o del marito, “ave’ i’ ganzo” oppure “avé’ la ganza”.
GARBARE: Sinonimo di piacere. “‘Um-mi garba pe’ nulla”, Non mi piace proprio.
GASATO: Montato, che se la tira, che pensa di essere il migliore.
GINGILLASSI: Perdere tempo. “Icché tù-tti gingilli? O’ che ti mo’i!”, Che cosa stai a perdere tempo? Muoviti!
GIUEE!: Esclamazione di stupore.
GNÀMO: Colloquiale per “andiamo”. “Gnamo si va...”, Ovvia si va...
GNAOLARE: Deformazione del verbo miagolare. “Eh gli gnàola di nulla i’-ttu’ gatto. E lo sento da casa mia”, Hai un gatto che miagola molto forte. Lo sento perfino da casa mia.
GNÉGNERO: Buon senso, criterio, giudizio. “‘Un-ttu-cc’hai punto gnégnero!”, Non hai punto giudizio.
GÒRFE: Golf, maglia di lana.
GÒTA: Guancia. “Che belle gòte...”, Che belle guance (che bel viso). In casentino si pronunica Gòti. “C’ha’ du’ goti rosse”, Hai le guance molto rosse.
GRANATA: Scopa per spazzare per terra. In italiano indica la bomba a mano.
GRÀTISSE: Gratis, che non si paga. “L’ingresso gl’è gràtisse. E ‘un si paga, la passi”, L’ingresso è gratis. Non si paga. Passi pure.
GROPPONE: La schiena. “Mi d’ole i’ groppone”, Mi fa male la schiena.
GRULLAIA: Stupidotto, tonto. “Và-ia, Và-ia... grullaia!”. Ved. “Bischero”, “Citrullo”, “Grullerello”.
GRULLERELLO: Tonto, stupidotto. Utilizzato in senso affettuoso. Ved. “Bischero”, “Citrullo” e “Grullaia”.
IGNUDO: Spogliato. “‘Unn-aprì’ la porta! ‘Un-ttùllo vedi son’ tutt’ignudo!”, Non aprire la porta! Non lo vedi che sono ancora tutto spogliato.
IMBROCCARE: Fare conquiste amorose. “Che l’hai imbroccata?”, Sei riuscito a conquistarla?
IMPELAGASSI: Impegnarsi o intromettersi con proprio danno e senza via d’uscita. “Eh tu-tti sei impelagato in un affare di nulla”, Credo che tu ti sia messo nei guai seri.
INCOCCIASSI: Arrabbiarsi. “‘Un voglio andà’ a scòla oggi mamma, ‘unn-ho fatto i ‘ompiti... - Eh, se ‘un- ttù gl’ha’fatti tu-vvai senza avelli fatti, ‘un mi fa’ incocciare perché guarda eh, ‘unné aria”, Mamma, oggi non voglio andare a scuola. Non ho fatto i compiti... - Se non gli hai fatti, vai ascuola senza averli fatti. Non mi fare arrabbiare perché non è proprio la mattina adatta.
INGRULLIRE: Diventare grullo, affannarsi, ammattire. “Pe’ tro’a’ quell’affare s’è ‘ngrulli’o du’ giorni!”, Per trovare quella cosa lì ci siamo affannati per due giorni.
IRE/ANDARE: Presente Indicativo: Io vo; Imperfetto: Io andeo/andiedi; Te t’andei; Lui gl’andea; Noi s’andea; Voi vu’ andei; Loro gl’andeano. Passato remoto: Io andiedi, Tu andesti, Lui gl’andette; Noi s’andette/s’andiede, Voi v’andaste/vu andaste; Loro gl’andettero/Loro gl’andonno/Loro andierono. Futuro: Io anderò, Te tu anderai, Lui l’anderà, Noi anderemo, Voi vu anderete, Loro anderanno. Participio passato: Ito.
LABBRA’A: Colpo inferto sulle labbra con il dorso della mano: implica una buona dose di volgarità e di spregio, “Se ‘un tu sta’ fermo ti do una labbra’a tu-vvedi”, Se non stai fermo ti do un ceffone e poi vedrai.
LÀPISSE: Lapis, sinonimo di matita.
LECCA: 1) Prendersi una lecca, battere una botta. 2) Dare una lecca, dare uno schiaffo.
LÉRCIO: Molto sporco. “Ma che cazzo mi dai!? Non lo vedi che è tutto lercio”.
LETIHATA: Litigata, discussione. “E gl’hanno fatto una letihata di nulla”, Hanno discusso a lungo e intensamente.
LE’ASSI: Alzarsi dal letto. “E mi le’o alle 5”, Mi alzo alle 5 della mattina. 2) Andare via. “S’ha a le’assi dai tre
passi”, Credo sia arrivata l’ora d’andare via.
MACELLO: Confusione eccessiva.
MÀNFANO: Persona senza educazione o riguardo nei rapporti con persone o cose.
MANIERA: Modo. “Ma che maniere poco garbate che l’ha!”, Ha dei modi di fare veramente poco gentili.
MARMATO: Freddo come il marmo (implica fastidio). “Ho i piedi marmati”, Ho i piedi molto freddi.
MÉZZO: Bagnato da capo a piedi. “Sono completamente mézzo”, Sono completamente bagnato. Ved. “Mòlle” e “Zuppo”
MOCCOLARE: Imprecare, bestemmiare.
MÒLLE: Bagnato. “Sono completamente mòlle”, Sono completamente bagnato. Ved. “Mézzo” e “Zuppo”
MÒTA: Fango, in particolare quello che si forma nelle strade sterrate dopo la pioggia.
NÀCCHERO: Lett. piccolo uomo sciancato, ma utilizzato quasi sempre per richiamare vivamente l’attenzione di qualcuno. “Oh nàcchero, ma chi tu credi di piglia’ pe’ i’ culo!”, Ehi te ma chi credi di prendere in giro!
NAPPA: Naso, “L’ha una nappa che pare un quarto d’agnello”, Ha un naso così grosso che sembra un quarto di agnello.
NINI: 1) Vezzeggiativo familiare, per lo più rivolto a bambini. “Icché tu-vvòi da mangiare, nini?”, Ehi tesoro, che cosa vorresti da mangiare?
NISBA: Niente. “Nisba, ‘un c’è nulla da fare”, Niente, non c’è niente da fare.
NIVVÌSO: Letteralmente, nel viso. “O’ ‘un gni metto le mani nivvìso?”, Gli do due schiaffi.
PACCHIANO: Esagerato nel vestire.
PÀSSERA: 1) Organo sessuale femminile 2) Ragazza piacente. Detto anche Cihala.
PIAGNISTEI: Quando uno piange e piange senza reagire e si lamenta per sciocchezze.
PIGIARE: Premere, schiacciare. “Pigialo più forte”, Premilo più forte.
PIGLIARE: Prendere. Pigliarlo ni' ca'aprànzi”
PIRULINO: Piccolo cono manufatto di carta, finissimo e appuntito, usato come proiettile della cerbottana.
PISCHELLO/A: Ragazzo/a. “Che ce l’hai di già la pischella?”, Ce l’hai già la fidanzata?
PÒGGIO: Montagna.
POPONE: Melone.
POPPE: Il seno.
POTTINO/A: Giovane che si veste come un adulto, con abiti eleganti e assolutamente firmati, credendo così di essere superiore e poter fare il ganzo.
PRINCIPIARE: Iniziare, cominciare. Passato remoto: Loro principionno.
PRECISO!: Esclamazione corrispondente a “Esatto!”, “Proprio così!”.
PRESCIUTTO: Prosciutto.
PUTAHASO: Metti caso che. “Putacaso ‘un fosse vero”, Metti caso che non sia vero.
RABBARE: Subire un furto. “M’hanno rabba’o la moto”, Mi hanno rubato la moto.
RAMMENTARE: Ricordare. “Ora un me ne rammento miha”, In questo momento non me lo ricordo proprio.
RATTRAPPISSI: Intirizzirsi per il freddo. “Aspetta a anda’ fori! Mettiti i’pastrano, gl’è un freddo s’aggranchia e tu-tti rattrappisci tutto”, Aspetta a andare fuori! Mettiti il soprabito perché fa molto freddo e t’intirizzisci tutto.
RAZZOLARE: frugare, cercare. “Che l’hai trova’e le ‘hiave? - Ìee, gl’è mezz’ora che razzola”, Le hai trovate le chiavi? Macché. È mezz’ora che fruga.
RIMBUZZASSI: Rimettere la camicia o la maglietta dentro i pantaloni. “Rimbuzzati la ‘amicia che tu-ssé’ tutto sbudella’o”, Rimetti per bene la camicia dentro i pantaloni.
RIMPIATTARE: Nascondere. “O’ indó si sarà rimpiatta’o che ‘un lo tro’o da nessuna parte”, Chissà dove si sarà messo che non riesco a trovarlo da nessuna parte.
RIPASSATA: Lunga serie di botte. Si usa come minaccia con i bambini. “Ora tu-llo vedi che ripassa’a ti dò se ‘un-tu-nni-stà’ bòno”, Se non ti metti subito fermo, prenderai tanti sculaccioni.
RISCONTRO: Corrente d’aria in un interno provocata dall’apertura di due porte o finestre. “Chiudi
l’uscio che fa riscontro!”, Chiudi la porta che c’è una tremanda corrente d’aria.
ROMAIOLO / RAMAIOLO: Mestolo.
SACCÒCCIA: 1) Tasca dei pantaloni 2) Modo fine per dire culo nell’espressione. “Prenderlo in saccoccia”.
SBATTISSENE: Fregarsene. “Non me ne sbatte niente, non me ne sbatte un cazzo”, Non me ne potrebbe fregare di meno. Ved. “Fregassene”
SBIASCICARE: Masticare a bocca aperta producendo rumore. “O che la smetti di sbiascihare!”, Vuoi smetterla di fare tanto rumore mangiando? Ved. “Biascicare”.
SBRAHATO: Abbandonato al compiacimento di sentirsi a proprio agio, comodamente seduto o sdraiato, e senza l’impiccio fastidioso di troppe abbottonature, come scarpe e cravatta.
SBRINDELLATO: Di indumento vistosamente lacero e disordinato. Più usato, di persona vestita in modo scomposto.
SBUDELLASSI: Ridere a crepapelle. “Ci si sbudella dalle risate”, Si ride a crepapelle. Ved.“Schiantarsi” e
SCLERARE: Arrabbiarsi troppo, impazzire, essere troppo stressati
SÉGUITA: Indica il desiderio che qualcuno smetta di fare qualcosa che da fastidio. “E allora seguita”, La vuoi smettere.
SGAMARE: 1) Evitare qualcosa. “Ho sgamato l’interrogazione”, Ho evitato l’interrogazione 2) Sorprendere, essere scoperti. “T’ho sgamato”, Ti ho scoperto.
SGANASCIASSI: Ridere a crepapelle. “Ci siamo sganasciati dalle risate”, Abbiamo riso a crepapelle
SGORA’A: Macchia allungata, tipo strisciata. E per estensione, macchia di sudore sotto le ascelle.
SGOTTARE: Vomitare. In uso nel pratese. “Gl’è a sgottà’ dietro la macchina”, È andato a vomitare dietro l’auto.
SIZZA: Vento freddo e pungente. “Maiala che sizza stamani!”, Accidenti, stamani mattina fa un freddo tremendo!
SOLITO: Stesso. “Gl’è i’ solito”, È lo stesso.
SORTIRE: Uscire. Un tipico il modo di dire è “O’ che sorti”, Che fai, esci?
SPELLUZZICARE: Mangiare piccole quantità di cibo da una tavola apparecchiata o dal frigorifero (sempre fuori pasto). “O’ che la smetti! ‘Un tu-ffà’ artro che spelluzzicare! Poi ‘untu mangi quande si va a ta’ola”, La vuoi smettere! Non fai altro che mangiucchiare e poi quando andiamo a tavola non hai fame.
SPIPPOLARE: Girare i canali televisivi con il telecomando senza fermarsi a vedere niente in particolare.“Icché tu-ffai? - Spippolo...”, Che cosa fai? Sto guardando la televisione in qua e là.
passeresti l’alcol, così accendo il fuoco.
SPUTTANARE: 1) Parlare male di qualcuno. “Ora lo vò a sputtanare a’ i’ barre, così gl’impara”, Adesso vado al bar a raccontare un po’ di cose su di lui. Così impara. 2) Sperperare dei soldi. Fuori da un negozio: “Quante tu-cc’hai sputtana’o?”, Quanto ci hai speso? 3) Rovinare qualcosa. “Tu-ll’hà’ sputtana’o!”, Lo hai rotto!
STRACCO: Molto stanco, specialmente dopo uno sforzo o fatica. “No, ‘un vengo. So’ stracco”, No, non vengo. Sono stanco.
STRIPPARE: Rimettere, vomitare.
SUDICIO: Aggettivo e sostantivo usato invece del sinonimo sporco. “Gl’è tutto sudicio”, È tutto sporco. “I’-ssudicio che c’è, te ‘un tu-nn’hà’ idea”, C’è così tanto sudicio che non riusciresti a immaginarlo.
SUIVVISO: Lett. Sul viso. “O’ ‘ùngni metto le mani su’ i’-vviso?”, Adesso gli metto le mani sul viso, ossia, lo picchio.
SVIZZERA: Hamburger. “O’ Nanni, che la vòi la svizzera pe’cena?”, Tesoro, ti andrebbe di mangiare un hamburger per cena?
TIRASSELA: Credere di essere superiore agli altri. “‘Un te la tirare troppo! ...che poi la ti si rompe”, Non ti credere superiore agli altri che poi fai brutta figura.
TÓCCO: 1) Riferito all’ora: l’una o le tredici: “Che ora l’è? Gl’è i’ tocco e un quarto!”, Che ore sono? Sono le una e un quarto. 2) Stupido. “Gl’è umpo’ tocco”, È un po’ stupido.
TO-MÀE: La tua mamma. “Indo’ l’è to-màe?” Dov’è la tua mamma? Anche nella forma “To-Mà’” Cfr. “Topàe”
TÒNI: Tuta per fare ginnastica.
TO-PÀE: Il tuo babbo. “In do’ gl’è to-pàe?” Dov’è il tuo babbo? Anche nella forma “To-Pà’” Cfr. “Tomàe”
TRIPPAIO: Banco situato nelle piazze o nelle strade che si dedica alla vendita di trippa, lampredotto e ventricino.
TROIÀIO: Casino, confusione, pasticcio “Guarda che troiaio che t’ha’ combinato!”, Guarda che confusione che hai fatto.
TURO: Elemento di chiusura di un recipiente, per lo più inseribile nell’apertura (quindi tappo), ma talvolta in funzione di copertura (coperchio).
UGGIA: Sinonimo di smania. “Uh, c’ho un uggia oggi...”, Ho una smania oggi... 2) E sinonimo di noia, “Che uggia”, Che noia.
USCIO: Porta. “Chiudi l’uscio”, Chiudi la porta.
VELA: Esclamazione, “Poca vela!”. Assimilabile per significato a si va poco lontano!
VENVIA: Letteralmente, vieni via ma in realtà vuol dire, non è vero. In fiorentino, infatti, si può dire anche,
Unné-vvéro.
VÈRSO: Modo, maniera, “‘Un c’è verso”, Non c’è modo.
VINCO: Si dice soprattutto nel pratese e indica quando il pane prende una consistenza gommosa. “Buttalo via, no? ‘Un-ttùllo vedi che gl’è vinco”, Meglio che lo getti. Non vedi che è diventato di gomma.
VIOTTOLO: Strada stretta
VISUCCIO: Si utilizza per descrivere l’aspetto di qualcuno che non sta troppo bene. “T’ha’ visuccio. C’hai
la febbre?”, Hai un aspetto non troppo buono. Non avrai la febbre?
VÓCIARE: Sbraitare, parlare a voce alta. “O’ icché bócia?”, Perché urla tanto?
ZAFFA’A: Tremenda ventata di orribile, pestilenziale e putrido odore. “Maiala che zaffa’a! Ma icché t’hai in corpo? - Imbecille, ‘un son’ miha sta’o io!”, Mamma mia che terribile odore a putrefazione! Ma che cosa hai tu in corpo? - Oh scemo, ma che credi!? Non sono mica stato io!
ZINGARATE: Scherzi, anche abbastanza pesanti, ragazzate.
ZÓZZO: Si dice di un oggetto molto sporco. “Maiala come gl’è zozzo!”, Accidenti, è veramente molto sporco.

E infine alcuni modi di dire:
A BUHO: Preciso, al limite, per un pelo, all’ultimo minuto. “Son’arriva’o a buho!”, Sono arrivato preciso.
A BUHO PILLONZI: Quando si sta in una posizione con il culo in alto.
A PALLA: Forte, velocemente. “Andare a palla”, Andare molto veloce. “Musica a palla”, Musica molto alta.
AMIHO FRITZ: L’amico che ci sta sempre accanto. “Te e i-ttù’ amiho Fritz”, Voi due.
ATTACCÀ’ BOTTONE: Di una persona con cui stiamo conversando e che non la finisce più di parlare. “Guarda
che ora c’ho fatto, m’attacca’o un bottone...”, Guarda ho fatto tardi, mi ha intrattenuto veramente a lungo.
ATTACCASSI A’ I’ TRAMME: Eufemistico sostituto di un volgare vocabolo indicante la parte anatomica maschile. È un invito di comodo per cavarsela alla meno peggio in una situazione di dubbio esito. Esempio: “T’ha’ perso tutt’i quattrini a giocà’ a carte e ora tulli vorresti da me? Eh po’erino, per me tu-tt’attacchi a’ i’ tramme!”, Hai perso tutti i soldi al gioco delle carte e adesso li vorresti da me. Poveretto, per quanto mi riguarda, ti arrangi da solo.
BADA ‘OME: Lett. Guarda come. Normalmente utilizzato per segnalare una persona o una situazione fuori dal comune e con senso ridicolo o negativo. “Bada ’ome gli stea!”, Ma hai visto in che modo si era combinato?
CAHA I’ LESSO: Lett. Tira fuori i soldi. Normalmente usato in compagnia quando si divide una spesa.
“Che ognuno cahi i’ lesso”, Che ognuno tiri fuori la sua parte di soldi.
CI SI: Formula di saluto, abbreviazione di “Ci si vede”, “Ci si becca”, “Ci si trova”...: “Oh, ci si, va’... ciao”.
DA’ L’AÌRE: LIberare “Che gl’ha già da’o l’aìre a’ i’ cardellino che t’a’e’i o gl’è scappa’o da solo?”, Hai liberato tu il cardellino che avevi o è volato via.
ÈSSE’ ALLA FRUTTA: essere ridotto male. “Gl’e’ propio alla frutta”.
FA’ COM’- I’ NARDI, CHE DA PRESTO E FECE TARDI: Si dice di chi temporeggia e finisce inevitabilmente per fare tardi.
I’-ZZÌO: Lett. Lo zio. Ma si usa anche per una persona vicina alla famiglia.
LE’ATI...: ...da’ tre passi, di ‘ulo, dai ‘oglioni, di ‘hìe... Tanti e differenti modi per mandare al diavolo qualcuno.
ME LO ‘ACCIO: Anche se risulta evidente il luogo suggerito, questo enunciato si pronuncia spesso nella vita comune. È, per esempio, la tipica espressione familiare quando qualcuno ti passa qualcosa e non si sa cosa farne. “Tieni! Arreggimi questo. – Sì, e io icché me ne fo? Me lo ‘accio”, Per favore, potresti arreggermi questo un momento? – Sì, ma io che cosa me ne faccio? Non so dove metterlo. 2) Quando si stima che non c’è lo spazio sufficiente. “‘Un-lo ‘ompro perché poi ‘un-ssò indó’ cacciammelo / No, ‘un lo ‘ompro. Chissà poi indó’ me lo ‘accio”, Non lo compro perché non so dove metterlo / No, non lo compro. Chissà dove lo metto dopo in casa.
MURÀ’ A SECCO: L’espressione non ha nulla a che vedere con l’edilizia o la carpenteria. Essa, infatti, si riferisce al mangiare senza bere nulla, senza accompagnarlo con un bicchiere d’acqua o vino.
O’ CHE N’HAI SEMPRE UNA: Di chi sta sempre facendo qualcosa o pensa sempre in fare qualcosa o gliene capita sempre una nuova.
O’ ‘UN GLI TIRO: Espressione di rabbia che indica la voglia di mettere le mani addosso a qualcuno.
O’ NANNI: 1) Per chiamare genericamente e in modo affettuoso un bambino. “O’ nanni, dimmi, icché tu-vvòi te?”, Dimmi, che cosa ti posso dare?
S’HA A DI’ D’ANDÀ’?: Lett. Si dice di andare via? Domanda alla quale frequentemente si risponde con “D’andà’ ‘ndo’?”, Di andare dove? E ancora, “D’andà’ `ndo’ tu-vvòi!”, Di andare dove vuoi!
TRA NINNOLI E NANNOLI: Tra una cosa e un’altra. “Perdersi tra ninnoli e nannoli”.
Tratto da “Vohabolario del Vernaholo Fiorentino e del DialettoToscano http://digidownload.libero.it/SisMaXXXXXXXXXX/Vohabolario_Fiorentino.pdf)

2 commenti:

  1. Hai fatto benissimo, divulghiamo il dialetto fiorentino!

    (Vocabolario grandioso quello del Vernacolo, sfogliandolo ho trovato un sacco di termini mai sentiti nemmeno da me che son fiorentino. Si stanno estinguendo, purtroppo).

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  2. XDXD
    Si purtroppo molti termini non sono più utilizzati.. in ogni caso il nostro dialetto è davvero divertente, mi son fatta delle risate a leggerlo!! ;)

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