giovedì 24 marzo 2011

Assignment 1

Ecco il primo assignment. L'obiettivo era farci prendere confidenza con i feed rss, fino ad ora, perlomeno a me, sconosciuti. I feed rss sono uno strumento utile per ricevere sul proprio computer,  in un’unica pagina(aggregatore), i contenuti aggiornati di diverse fonti sul web, facilitando cosi le opportunità per seguirli senza doverli visitare singolarmente. 
Per aggiungere un feed basta cercare nella pagina specifica, l'icona rappresentante un quadrato arancione con una specie di onda radio bianca. 
Io ho deciso di iscrivermi al sito "Le scienze" e "La repubblica". 
In "le scienze" i feed si trovano all'inizio della pagina sulla sinistra mentre in "la repubblica" si trovano in basso sulla destra. In entrambi i casi è possibile scegliere la categoria specifica che ci interessa, nel mio caso rispettivamente "medicina" e "scienze". 
Una volta scelta la categoria, copio l'inidirizzo della pagina che mi si apre, accedo al mio account di Google reader e incollo il link in "Aggiungi iscrizione". Et voilà il gioco è fatto!
è possibile anche aggiungere i vari feed nel proprio blog: basta andare su "Design", quindi "Aggiungi gadget", e, sulla finestra dei gadget che si apre, ricercare l'opzione ""feed". 
Incollo il link della pagina che mi interessa nell'apposito spazio e salvo. 

lunedì 14 marzo 2011

Végétariens



«Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali.»  Mahatma Gandhi

domenica 13 marzo 2011

La 'o'a'ola 'on la 'annuccia 'orta 'orta e colora'a


Durante le ore di tirocinio, ho avuto l'occasione di conoscere un ragazzo israeliano. 
Dato che avevamo circa tre ore a disposizione e ben poche cose da fare, il mio primo obiettivo è stato fargli conoscere la nostra magnifica lingua: i' dialetto fiorentino.
Il fiorentino letterario, utilizzato fin dal Trecento da illustri scrittori quali Dante, Petrarca e Boccaccio, si trova alla base dello stesso italiano moderno.
Per capire di cosa si tratta, cercherò di descriverne le caratteristiche più spiccate e i termini dialettali usualmente utilizzati dai nostri nonni.

La caratteristica che ci contraddistingue l'è l'aspirazione della C. Alla maggior parte di noi sarà capitato di trovare il cretino di turno che ti dice: "Sei fiorentino? Allora dimmi la 'o'a'ola 'on la 'annuccia 'orta 'orta e colora'a". Questa eliminazione, definita gorgia toscana, non avviene sempre:
-  Aspiriamo la -C- all’inizio e all’interno della parola se preceduta da vocale e seguita da -A-O-U. 
Esempi: la ‘asa, e ‘ucchiài, la buha, badahome.
-  Se le vocali che precedono la -C- sono preposizioni, congiunzioni o sono accentate, per ragioni foniche, non si aspira e si dice: “Si va a cavallo” e non “Si va a ‘avallo”
-  Ma se la -C- è seguita da -E- e da -I-, diventa palatale e non si fa aspirare. Per cui avremo: i ceci, la Cina, la cena, i cenci, la cesta.
-  Non aspiriamo la -C- se è preceduta da consonante, anche caduta, o se raddoppia: Un cucciolo, un chiodo, I’ cavallo, i’ collo, i’ cormo.

Altre caratteristiche peculiari sono:
-  La sonorizzazione della -G- dura (a, o, u), per questo si dice gravatta per cravatta, grostino per crostino, gabina per cabina, aristogràtïo per aristocratico, delinguente per delinquente, guasi per quasi.
-  La -L- consonante laterale alveolare. La pronuncia suggerisce soluzioni come queste, per cui si avverte il raddoppio: “S’è vinto a i’ giòho di-llotto”(Abbiamo vinto al gioco del Lotto); “Prendi la boccia di-llatte”(Prendi la bottiglia di latte).
-  La -R- consonante vibrante alveolare.
Spesso utilizziamo questa consonante per sostituire la consonante laterale alveolare -L-.
Esempi: Carcolo(calcolo), cortello(coltello), atreta(atleta), arfredo(alfredo).
-  Il gruppo consonantico -GH- viene sostituito dalla -D- nella parola “ghiaccio” e i suoi affini, avremo quindi: diaccio, diacciaia, diacciato.
-  La monottongazione di -UO-, per cui si dice còre invece che cuore, nòvo invece che nuovo, òvo invece che uovo e cosi via.

Morfologicamente parlando:
-  Solitamente sostituiamo il “tu” con il “te” (tu andresti? / in toscano: te che c’ andresti?). Tale pronome viene utilizzato molto spesso nelle frasi(ma che fai? / in fiorentino: ma icché Tu-ffài?) e spesso da origine a fenomeni di ridondanza (Te Tu devi sapere..)
-  Abbreviamo le prime persone singolari al presente di fare e andare (faccio > fo ; vado > vo)
-  Si ha la perdita delle desinenze di genere e numero degli aggettivi possessivi delle tre persone singolari in posizione proclitica(MI’ < mio, mia, miei, mie TU’ < tuo, tua, tuoi, tue SU’ < suo, sua, suoi, sue).

Inoltre il verbo è sempre preceduto da un altro soggetto, per esempio: Io e' so', Te ttu sei, E gl'è/La gl'è, Noi s'è, Voi vvù séte, Loro e' so' oppure Gl'ènno.
Prima del verbo avere è sempre presente il “ci”: Io e' c'ho (=io ho), Te ttu c'hai (=tu hai), Lui e' c'ha (=egli ha), Lei la c'ha (delle belle poppe) (=lei ha), Noi ci s'ha (=noi abbiamo), Voi vu c'ave'e (=voi avete), Loro e' c'hanno (=essi hanno).

E infine:
-  Il suono -SCHI- diventa -STI-: STIanta'o, muSTIo, STIaccia'a.
-  Molte parole vengono trocate: del diventa di (Gl'era di' nipote), Al diventa ai (torno ai' tocco = torno alle 13), Non diventa 'un («'Un se ne pote'a più di 'odesto rintronaho»).

E ora una carrellaha di parole tipiche del fiorentino DOCCHE:
AGGEGGIO: Un oggetto qualsiasi.
ALLAMPANA’O: persona magrissima. “Gl’è secco allampana’o”, È veramente molto secco.
APPUNTALÀPISSE: Temperamatite.
ARRÈGOLA: A quanto pare.
BABBALÈO: Babbeo, grullo, stupido.
BABBO: sempre usato invece di papà. La forma contratta è “pàe”. “To pàe”
BADALUI / BADALEI: Guarda quello/a, sempre in senso ironico e irrispettoso. “Badalei come la viene combina’a”
BAHATO: utilizzato in riferimento ai denti come cariato, o in senso lato (“ Tu sé bahato n’ì cervello”)
BECCASSI: 1) Vedersi, incontrarsi. “Ci si becca”, Ci si vede. “Indó’ ci si becca?”, Dove ci si incontra?
BELLIHO: Ombellico. “Tùllo pò’ tené’ te. Icché me ne fo io? Mi ci gratto i’-bbelliho”, Lo puoi tenere senza problemi, a me non serve. Non saprei cosa farmene.
BIASCICARE: Masticare a bocca aperta producendo un rumore fastidioso. “Oh icché tu biascihi”, Potresti masticare con la bocca chiusa
BIRBONE: Tremendo “Oggi fa un freddo birbone”, Oggi fa un freddo tremendo.
BÌSCHERO: Persona poco acculturata e poco furba che assume atteggiamenti chiaramente poco convenevoli e poco convenienti.
BOCCARE: Cadere in avanti. Usato nel modo di dire: “Manca poho bocco”, C’è mancato poco che cadessi.
BÒCCIA: Bottiglia. “Bere a boccia”, Bere a bottiglia.
BOCIARE: Alzare molto la voce, urlare. “Oh icché tu boci, ‘un son’ miha sorda!!”, Non importa che tu urli così forte, non sono sorda.
BOLOGNA: Mortadella. “Ci sa a fa’ un bel panino con la bologna?”, Perché non ci facciamo un bel panino
con la mortadella?
BÒNA: Formula di saluto, prima di andarsene. Abbreviazione di buonasera, buonanotte, ecc... “Bòna hugo”
BÒTOLO: Espressione brutale e indelicata per indicare una persona obesa.
BUHAIÒLA: Stronza.
BUHO: Omosessuale “Se tu-ssè’ buho, dillo!”
CACIO: Formaggio. “Passami i’-ccacio”, Passami il formaggio.
CAHARE: Considerare, prestare attenzione. “Cahami un momento”, Considerami un momento. “‘Ùm-mi haha nemmeno di striscio”, Non mi prende in considerazione nemmeno lontanamente.
CALZONI: Pantaloni. Spesso pronunciato “Carzoni”.
CECCOTOCCAMI: Persona che fa dispetti per farseli rifare. Dalla tipica frase “Cecco, toccami che la mamma ‘un vede!”.
CHETARE: Zittire, stare zitto, non parlare, “Oh che ti ‘heti..”, Ci vuoi stare zitto!
CHIORBA: Testa. “Che chiorba dura che t’hai!”, Hai la testa veramente dura.
CIANCE: Chiacchiere vane, pettegolezzi. “Sta’ bòno, e le son’ ciance. ‘Un-tt’arrabbiare”, Stai tranquillo, sono solo chiacchere. Non ti arrabbiare.
CIACCIARE: Impicciarsi degli affari altrui, rovistare affannosamente. “E gl’è un ciaccione di pe’ i’ ridere”, È veramente un ficcanaso tremendo.
CIANCIHARE: Tocchicchiare. “Icché tùllo cianci’hi tutto?”, Perché lo stai toccando insistentemente?
CIANTELLA: Ciabatta
CICCHINO: Sigaretta.
CICCIA: Carne.
CINCI: Pene.
CINCINNINO: 1) Una piccolissima parte di qualsiasi cosa (di solito riferito a cose da mangiare, ma non solo), “Metticene un’altro cincinnino (di colla, di colore e così via)”, Metticene appena un altro po’. 2) Un po’: “Fallo un cincinnin’ più lungo, vai, quest’orlo!”, Allunga quest’orlo di qualche altro millimetro.
CIRINGOMMA: Gomma da masticare
CODESTO: Per indicare qualcosa vicino a chi ascolta.
COHO: Cuoco. “Indó’ gl’è i’-ccoho?”, Dov’è il cuoco?
COGLIÓMBERO: Come dire coglione ma in un modo meno volgare.
CORTELLA: Coltello da cucina.
CONCIASSI: 1) Combinarsi. Usato per descrivere l’abbigliamento stravagante di qualcuno, “O’ come tù- tti sè’ concia’o!!”, Come ti sei combinato? 2) Insudiciarsi “O’ come tù-tti sè’ concia’o!? – E son’ casca’o pe’ terra...”, Ma come ti sei ridotto? – Sono caduto per terra...
CONIGLIOLO: Coniglio.
CÒPPE: Coop, catena di supermercati. “Si va a’i’ Coppe a fa’ la spesa”, Andiamo alla Coop a fare la spesa.
CÒSO: Riferito a una persona o oggetto che non si conosce o che si vuole sminuire o del quale non si ricorda il nome proprio. “Passami codesto coso”
DESINARE: mangiare.
DIACCIO: Ghiaccio.
DIACERE: Dormire. “Va’ a diacere”, Vai a letto.
DIANZI: Poco fa. “Son’ uscito dianzi. Ora ‘un risòrto”, Sono uscito poco fa. Adesso non esco di nuovo.
DÓDDO: Persona stupida e un po’ lenta, leggermente ritardata. DÒMO: Duomo nell’espressione “vaffandòmo!”, modo non volgare per “vaffanculo”.
EMPIRE: Riempire. “Émpi i’-ssecchio”, Riempi il secchio.
FAVA: 1) Organo genitale maschile. 2) Lo si può usare per sostituire “bischero”. “Tu sei proprio una fava!”, Sei proprio un stupido.
FIHOSO: Di persona che non gli va bene niente. “Gnamo, non fare i fi’oso, mangia”, Su, via non fare tante storie e mangia.
FOGATO: Interessato, supercoinvolto. “Tu se’ foga’o pe’ quella musica”, Quella musica ti coinvolge davvero tanto.
FORCAIOLO: Ragazzo che abitualmente non va a scuola senza che il permesso dei genitori. ...e va a Boboli!
FOTTIO: Praticamente senza fine. “Ce n’era un fottio!”, Ce n’erano tantissimi! Ved. “Iosa”.
FRUFFRÙ: 1) Wafer. Il nome attribuito al biscotto è, senza dubbio, onomatopeico. 2) Omosessuale. “Quello lì gl’è un po’ fruffrù”, Quello lì è omosessuale.
FURIA: Sinonimo di fretta. “Venvia o che ti m’o’i c’ho furia”, Vedi di sbrigarti perché ho molta fretta.
GANZO: 1) Aggettivo che indica, con una certa ammirazione, qualcosa che è capace di stupire. 2) Indica l ́amante della moglie o del marito, “ave’ i’ ganzo” oppure “avé’ la ganza”.
GARBARE: Sinonimo di piacere. “‘Um-mi garba pe’ nulla”, Non mi piace proprio.
GASATO: Montato, che se la tira, che pensa di essere il migliore.
GINGILLASSI: Perdere tempo. “Icché tù-tti gingilli? O’ che ti mo’i!”, Che cosa stai a perdere tempo? Muoviti!
GIUEE!: Esclamazione di stupore.
GNÀMO: Colloquiale per “andiamo”. “Gnamo si va...”, Ovvia si va...
GNAOLARE: Deformazione del verbo miagolare. “Eh gli gnàola di nulla i’-ttu’ gatto. E lo sento da casa mia”, Hai un gatto che miagola molto forte. Lo sento perfino da casa mia.
GNÉGNERO: Buon senso, criterio, giudizio. “‘Un-ttu-cc’hai punto gnégnero!”, Non hai punto giudizio.
GÒRFE: Golf, maglia di lana.
GÒTA: Guancia. “Che belle gòte...”, Che belle guance (che bel viso). In casentino si pronunica Gòti. “C’ha’ du’ goti rosse”, Hai le guance molto rosse.
GRANATA: Scopa per spazzare per terra. In italiano indica la bomba a mano.
GRÀTISSE: Gratis, che non si paga. “L’ingresso gl’è gràtisse. E ‘un si paga, la passi”, L’ingresso è gratis. Non si paga. Passi pure.
GROPPONE: La schiena. “Mi d’ole i’ groppone”, Mi fa male la schiena.
GRULLAIA: Stupidotto, tonto. “Và-ia, Và-ia... grullaia!”. Ved. “Bischero”, “Citrullo”, “Grullerello”.
GRULLERELLO: Tonto, stupidotto. Utilizzato in senso affettuoso. Ved. “Bischero”, “Citrullo” e “Grullaia”.
IGNUDO: Spogliato. “‘Unn-aprì’ la porta! ‘Un-ttùllo vedi son’ tutt’ignudo!”, Non aprire la porta! Non lo vedi che sono ancora tutto spogliato.
IMBROCCARE: Fare conquiste amorose. “Che l’hai imbroccata?”, Sei riuscito a conquistarla?
IMPELAGASSI: Impegnarsi o intromettersi con proprio danno e senza via d’uscita. “Eh tu-tti sei impelagato in un affare di nulla”, Credo che tu ti sia messo nei guai seri.
INCOCCIASSI: Arrabbiarsi. “‘Un voglio andà’ a scòla oggi mamma, ‘unn-ho fatto i ‘ompiti... - Eh, se ‘un- ttù gl’ha’fatti tu-vvai senza avelli fatti, ‘un mi fa’ incocciare perché guarda eh, ‘unné aria”, Mamma, oggi non voglio andare a scuola. Non ho fatto i compiti... - Se non gli hai fatti, vai ascuola senza averli fatti. Non mi fare arrabbiare perché non è proprio la mattina adatta.
INGRULLIRE: Diventare grullo, affannarsi, ammattire. “Pe’ tro’a’ quell’affare s’è ‘ngrulli’o du’ giorni!”, Per trovare quella cosa lì ci siamo affannati per due giorni.
IRE/ANDARE: Presente Indicativo: Io vo; Imperfetto: Io andeo/andiedi; Te t’andei; Lui gl’andea; Noi s’andea; Voi vu’ andei; Loro gl’andeano. Passato remoto: Io andiedi, Tu andesti, Lui gl’andette; Noi s’andette/s’andiede, Voi v’andaste/vu andaste; Loro gl’andettero/Loro gl’andonno/Loro andierono. Futuro: Io anderò, Te tu anderai, Lui l’anderà, Noi anderemo, Voi vu anderete, Loro anderanno. Participio passato: Ito.
LABBRA’A: Colpo inferto sulle labbra con il dorso della mano: implica una buona dose di volgarità e di spregio, “Se ‘un tu sta’ fermo ti do una labbra’a tu-vvedi”, Se non stai fermo ti do un ceffone e poi vedrai.
LÀPISSE: Lapis, sinonimo di matita.
LECCA: 1) Prendersi una lecca, battere una botta. 2) Dare una lecca, dare uno schiaffo.
LÉRCIO: Molto sporco. “Ma che cazzo mi dai!? Non lo vedi che è tutto lercio”.
LETIHATA: Litigata, discussione. “E gl’hanno fatto una letihata di nulla”, Hanno discusso a lungo e intensamente.
LE’ASSI: Alzarsi dal letto. “E mi le’o alle 5”, Mi alzo alle 5 della mattina. 2) Andare via. “S’ha a le’assi dai tre
passi”, Credo sia arrivata l’ora d’andare via.
MACELLO: Confusione eccessiva.
MÀNFANO: Persona senza educazione o riguardo nei rapporti con persone o cose.
MANIERA: Modo. “Ma che maniere poco garbate che l’ha!”, Ha dei modi di fare veramente poco gentili.
MARMATO: Freddo come il marmo (implica fastidio). “Ho i piedi marmati”, Ho i piedi molto freddi.
MÉZZO: Bagnato da capo a piedi. “Sono completamente mézzo”, Sono completamente bagnato. Ved. “Mòlle” e “Zuppo”
MOCCOLARE: Imprecare, bestemmiare.
MÒLLE: Bagnato. “Sono completamente mòlle”, Sono completamente bagnato. Ved. “Mézzo” e “Zuppo”
MÒTA: Fango, in particolare quello che si forma nelle strade sterrate dopo la pioggia.
NÀCCHERO: Lett. piccolo uomo sciancato, ma utilizzato quasi sempre per richiamare vivamente l’attenzione di qualcuno. “Oh nàcchero, ma chi tu credi di piglia’ pe’ i’ culo!”, Ehi te ma chi credi di prendere in giro!
NAPPA: Naso, “L’ha una nappa che pare un quarto d’agnello”, Ha un naso così grosso che sembra un quarto di agnello.
NINI: 1) Vezzeggiativo familiare, per lo più rivolto a bambini. “Icché tu-vvòi da mangiare, nini?”, Ehi tesoro, che cosa vorresti da mangiare?
NISBA: Niente. “Nisba, ‘un c’è nulla da fare”, Niente, non c’è niente da fare.
NIVVÌSO: Letteralmente, nel viso. “O’ ‘un gni metto le mani nivvìso?”, Gli do due schiaffi.
PACCHIANO: Esagerato nel vestire.
PÀSSERA: 1) Organo sessuale femminile 2) Ragazza piacente. Detto anche Cihala.
PIAGNISTEI: Quando uno piange e piange senza reagire e si lamenta per sciocchezze.
PIGIARE: Premere, schiacciare. “Pigialo più forte”, Premilo più forte.
PIGLIARE: Prendere. Pigliarlo ni' ca'aprànzi”
PIRULINO: Piccolo cono manufatto di carta, finissimo e appuntito, usato come proiettile della cerbottana.
PISCHELLO/A: Ragazzo/a. “Che ce l’hai di già la pischella?”, Ce l’hai già la fidanzata?
PÒGGIO: Montagna.
POPONE: Melone.
POPPE: Il seno.
POTTINO/A: Giovane che si veste come un adulto, con abiti eleganti e assolutamente firmati, credendo così di essere superiore e poter fare il ganzo.
PRINCIPIARE: Iniziare, cominciare. Passato remoto: Loro principionno.
PRECISO!: Esclamazione corrispondente a “Esatto!”, “Proprio così!”.
PRESCIUTTO: Prosciutto.
PUTAHASO: Metti caso che. “Putacaso ‘un fosse vero”, Metti caso che non sia vero.
RABBARE: Subire un furto. “M’hanno rabba’o la moto”, Mi hanno rubato la moto.
RAMMENTARE: Ricordare. “Ora un me ne rammento miha”, In questo momento non me lo ricordo proprio.
RATTRAPPISSI: Intirizzirsi per il freddo. “Aspetta a anda’ fori! Mettiti i’pastrano, gl’è un freddo s’aggranchia e tu-tti rattrappisci tutto”, Aspetta a andare fuori! Mettiti il soprabito perché fa molto freddo e t’intirizzisci tutto.
RAZZOLARE: frugare, cercare. “Che l’hai trova’e le ‘hiave? - Ìee, gl’è mezz’ora che razzola”, Le hai trovate le chiavi? Macché. È mezz’ora che fruga.
RIMBUZZASSI: Rimettere la camicia o la maglietta dentro i pantaloni. “Rimbuzzati la ‘amicia che tu-ssé’ tutto sbudella’o”, Rimetti per bene la camicia dentro i pantaloni.
RIMPIATTARE: Nascondere. “O’ indó si sarà rimpiatta’o che ‘un lo tro’o da nessuna parte”, Chissà dove si sarà messo che non riesco a trovarlo da nessuna parte.
RIPASSATA: Lunga serie di botte. Si usa come minaccia con i bambini. “Ora tu-llo vedi che ripassa’a ti dò se ‘un-tu-nni-stà’ bòno”, Se non ti metti subito fermo, prenderai tanti sculaccioni.
RISCONTRO: Corrente d’aria in un interno provocata dall’apertura di due porte o finestre. “Chiudi
l’uscio che fa riscontro!”, Chiudi la porta che c’è una tremanda corrente d’aria.
ROMAIOLO / RAMAIOLO: Mestolo.
SACCÒCCIA: 1) Tasca dei pantaloni 2) Modo fine per dire culo nell’espressione. “Prenderlo in saccoccia”.
SBATTISSENE: Fregarsene. “Non me ne sbatte niente, non me ne sbatte un cazzo”, Non me ne potrebbe fregare di meno. Ved. “Fregassene”
SBIASCICARE: Masticare a bocca aperta producendo rumore. “O che la smetti di sbiascihare!”, Vuoi smetterla di fare tanto rumore mangiando? Ved. “Biascicare”.
SBRAHATO: Abbandonato al compiacimento di sentirsi a proprio agio, comodamente seduto o sdraiato, e senza l’impiccio fastidioso di troppe abbottonature, come scarpe e cravatta.
SBRINDELLATO: Di indumento vistosamente lacero e disordinato. Più usato, di persona vestita in modo scomposto.
SBUDELLASSI: Ridere a crepapelle. “Ci si sbudella dalle risate”, Si ride a crepapelle. Ved.“Schiantarsi” e
SCLERARE: Arrabbiarsi troppo, impazzire, essere troppo stressati
SÉGUITA: Indica il desiderio che qualcuno smetta di fare qualcosa che da fastidio. “E allora seguita”, La vuoi smettere.
SGAMARE: 1) Evitare qualcosa. “Ho sgamato l’interrogazione”, Ho evitato l’interrogazione 2) Sorprendere, essere scoperti. “T’ho sgamato”, Ti ho scoperto.
SGANASCIASSI: Ridere a crepapelle. “Ci siamo sganasciati dalle risate”, Abbiamo riso a crepapelle
SGORA’A: Macchia allungata, tipo strisciata. E per estensione, macchia di sudore sotto le ascelle.
SGOTTARE: Vomitare. In uso nel pratese. “Gl’è a sgottà’ dietro la macchina”, È andato a vomitare dietro l’auto.
SIZZA: Vento freddo e pungente. “Maiala che sizza stamani!”, Accidenti, stamani mattina fa un freddo tremendo!
SOLITO: Stesso. “Gl’è i’ solito”, È lo stesso.
SORTIRE: Uscire. Un tipico il modo di dire è “O’ che sorti”, Che fai, esci?
SPELLUZZICARE: Mangiare piccole quantità di cibo da una tavola apparecchiata o dal frigorifero (sempre fuori pasto). “O’ che la smetti! ‘Un tu-ffà’ artro che spelluzzicare! Poi ‘untu mangi quande si va a ta’ola”, La vuoi smettere! Non fai altro che mangiucchiare e poi quando andiamo a tavola non hai fame.
SPIPPOLARE: Girare i canali televisivi con il telecomando senza fermarsi a vedere niente in particolare.“Icché tu-ffai? - Spippolo...”, Che cosa fai? Sto guardando la televisione in qua e là.
passeresti l’alcol, così accendo il fuoco.
SPUTTANARE: 1) Parlare male di qualcuno. “Ora lo vò a sputtanare a’ i’ barre, così gl’impara”, Adesso vado al bar a raccontare un po’ di cose su di lui. Così impara. 2) Sperperare dei soldi. Fuori da un negozio: “Quante tu-cc’hai sputtana’o?”, Quanto ci hai speso? 3) Rovinare qualcosa. “Tu-ll’hà’ sputtana’o!”, Lo hai rotto!
STRACCO: Molto stanco, specialmente dopo uno sforzo o fatica. “No, ‘un vengo. So’ stracco”, No, non vengo. Sono stanco.
STRIPPARE: Rimettere, vomitare.
SUDICIO: Aggettivo e sostantivo usato invece del sinonimo sporco. “Gl’è tutto sudicio”, È tutto sporco. “I’-ssudicio che c’è, te ‘un tu-nn’hà’ idea”, C’è così tanto sudicio che non riusciresti a immaginarlo.
SUIVVISO: Lett. Sul viso. “O’ ‘ùngni metto le mani su’ i’-vviso?”, Adesso gli metto le mani sul viso, ossia, lo picchio.
SVIZZERA: Hamburger. “O’ Nanni, che la vòi la svizzera pe’cena?”, Tesoro, ti andrebbe di mangiare un hamburger per cena?
TIRASSELA: Credere di essere superiore agli altri. “‘Un te la tirare troppo! ...che poi la ti si rompe”, Non ti credere superiore agli altri che poi fai brutta figura.
TÓCCO: 1) Riferito all’ora: l’una o le tredici: “Che ora l’è? Gl’è i’ tocco e un quarto!”, Che ore sono? Sono le una e un quarto. 2) Stupido. “Gl’è umpo’ tocco”, È un po’ stupido.
TO-MÀE: La tua mamma. “Indo’ l’è to-màe?” Dov’è la tua mamma? Anche nella forma “To-Mà’” Cfr. “Topàe”
TÒNI: Tuta per fare ginnastica.
TO-PÀE: Il tuo babbo. “In do’ gl’è to-pàe?” Dov’è il tuo babbo? Anche nella forma “To-Pà’” Cfr. “Tomàe”
TRIPPAIO: Banco situato nelle piazze o nelle strade che si dedica alla vendita di trippa, lampredotto e ventricino.
TROIÀIO: Casino, confusione, pasticcio “Guarda che troiaio che t’ha’ combinato!”, Guarda che confusione che hai fatto.
TURO: Elemento di chiusura di un recipiente, per lo più inseribile nell’apertura (quindi tappo), ma talvolta in funzione di copertura (coperchio).
UGGIA: Sinonimo di smania. “Uh, c’ho un uggia oggi...”, Ho una smania oggi... 2) E sinonimo di noia, “Che uggia”, Che noia.
USCIO: Porta. “Chiudi l’uscio”, Chiudi la porta.
VELA: Esclamazione, “Poca vela!”. Assimilabile per significato a si va poco lontano!
VENVIA: Letteralmente, vieni via ma in realtà vuol dire, non è vero. In fiorentino, infatti, si può dire anche,
Unné-vvéro.
VÈRSO: Modo, maniera, “‘Un c’è verso”, Non c’è modo.
VINCO: Si dice soprattutto nel pratese e indica quando il pane prende una consistenza gommosa. “Buttalo via, no? ‘Un-ttùllo vedi che gl’è vinco”, Meglio che lo getti. Non vedi che è diventato di gomma.
VIOTTOLO: Strada stretta
VISUCCIO: Si utilizza per descrivere l’aspetto di qualcuno che non sta troppo bene. “T’ha’ visuccio. C’hai
la febbre?”, Hai un aspetto non troppo buono. Non avrai la febbre?
VÓCIARE: Sbraitare, parlare a voce alta. “O’ icché bócia?”, Perché urla tanto?
ZAFFA’A: Tremenda ventata di orribile, pestilenziale e putrido odore. “Maiala che zaffa’a! Ma icché t’hai in corpo? - Imbecille, ‘un son’ miha sta’o io!”, Mamma mia che terribile odore a putrefazione! Ma che cosa hai tu in corpo? - Oh scemo, ma che credi!? Non sono mica stato io!
ZINGARATE: Scherzi, anche abbastanza pesanti, ragazzate.
ZÓZZO: Si dice di un oggetto molto sporco. “Maiala come gl’è zozzo!”, Accidenti, è veramente molto sporco.

E infine alcuni modi di dire:
A BUHO: Preciso, al limite, per un pelo, all’ultimo minuto. “Son’arriva’o a buho!”, Sono arrivato preciso.
A BUHO PILLONZI: Quando si sta in una posizione con il culo in alto.
A PALLA: Forte, velocemente. “Andare a palla”, Andare molto veloce. “Musica a palla”, Musica molto alta.
AMIHO FRITZ: L’amico che ci sta sempre accanto. “Te e i-ttù’ amiho Fritz”, Voi due.
ATTACCÀ’ BOTTONE: Di una persona con cui stiamo conversando e che non la finisce più di parlare. “Guarda
che ora c’ho fatto, m’attacca’o un bottone...”, Guarda ho fatto tardi, mi ha intrattenuto veramente a lungo.
ATTACCASSI A’ I’ TRAMME: Eufemistico sostituto di un volgare vocabolo indicante la parte anatomica maschile. È un invito di comodo per cavarsela alla meno peggio in una situazione di dubbio esito. Esempio: “T’ha’ perso tutt’i quattrini a giocà’ a carte e ora tulli vorresti da me? Eh po’erino, per me tu-tt’attacchi a’ i’ tramme!”, Hai perso tutti i soldi al gioco delle carte e adesso li vorresti da me. Poveretto, per quanto mi riguarda, ti arrangi da solo.
BADA ‘OME: Lett. Guarda come. Normalmente utilizzato per segnalare una persona o una situazione fuori dal comune e con senso ridicolo o negativo. “Bada ’ome gli stea!”, Ma hai visto in che modo si era combinato?
CAHA I’ LESSO: Lett. Tira fuori i soldi. Normalmente usato in compagnia quando si divide una spesa.
“Che ognuno cahi i’ lesso”, Che ognuno tiri fuori la sua parte di soldi.
CI SI: Formula di saluto, abbreviazione di “Ci si vede”, “Ci si becca”, “Ci si trova”...: “Oh, ci si, va’... ciao”.
DA’ L’AÌRE: LIberare “Che gl’ha già da’o l’aìre a’ i’ cardellino che t’a’e’i o gl’è scappa’o da solo?”, Hai liberato tu il cardellino che avevi o è volato via.
ÈSSE’ ALLA FRUTTA: essere ridotto male. “Gl’e’ propio alla frutta”.
FA’ COM’- I’ NARDI, CHE DA PRESTO E FECE TARDI: Si dice di chi temporeggia e finisce inevitabilmente per fare tardi.
I’-ZZÌO: Lett. Lo zio. Ma si usa anche per una persona vicina alla famiglia.
LE’ATI...: ...da’ tre passi, di ‘ulo, dai ‘oglioni, di ‘hìe... Tanti e differenti modi per mandare al diavolo qualcuno.
ME LO ‘ACCIO: Anche se risulta evidente il luogo suggerito, questo enunciato si pronuncia spesso nella vita comune. È, per esempio, la tipica espressione familiare quando qualcuno ti passa qualcosa e non si sa cosa farne. “Tieni! Arreggimi questo. – Sì, e io icché me ne fo? Me lo ‘accio”, Per favore, potresti arreggermi questo un momento? – Sì, ma io che cosa me ne faccio? Non so dove metterlo. 2) Quando si stima che non c’è lo spazio sufficiente. “‘Un-lo ‘ompro perché poi ‘un-ssò indó’ cacciammelo / No, ‘un lo ‘ompro. Chissà poi indó’ me lo ‘accio”, Non lo compro perché non so dove metterlo / No, non lo compro. Chissà dove lo metto dopo in casa.
MURÀ’ A SECCO: L’espressione non ha nulla a che vedere con l’edilizia o la carpenteria. Essa, infatti, si riferisce al mangiare senza bere nulla, senza accompagnarlo con un bicchiere d’acqua o vino.
O’ CHE N’HAI SEMPRE UNA: Di chi sta sempre facendo qualcosa o pensa sempre in fare qualcosa o gliene capita sempre una nuova.
O’ ‘UN GLI TIRO: Espressione di rabbia che indica la voglia di mettere le mani addosso a qualcuno.
O’ NANNI: 1) Per chiamare genericamente e in modo affettuoso un bambino. “O’ nanni, dimmi, icché tu-vvòi te?”, Dimmi, che cosa ti posso dare?
S’HA A DI’ D’ANDÀ’?: Lett. Si dice di andare via? Domanda alla quale frequentemente si risponde con “D’andà’ ‘ndo’?”, Di andare dove? E ancora, “D’andà’ `ndo’ tu-vvòi!”, Di andare dove vuoi!
TRA NINNOLI E NANNOLI: Tra una cosa e un’altra. “Perdersi tra ninnoli e nannoli”.
Tratto da “Vohabolario del Vernaholo Fiorentino e del DialettoToscano http://digidownload.libero.it/SisMaXXXXXXXXXX/Vohabolario_Fiorentino.pdf)

Searching for OZWALDO (detto Ozzy)


" Fissa lo sguardo del tuo cane e tenta ancora di affermare che la bestia non ha un'anima "











Da animalista convinta quale sono, ritengo che qualsiasi forma di maltrattamento nei confronti degli animali debba essere condannata. 

Sono molto diffusi atti di brutale e ingiustificata violenza, come la recente uccisione di un centinaio di cani Husky utilizzati dapprima come cani da slitta per i turisti e poi uccisi ad uno ad uno e gettati in una fossa comune perché ormai "disoccupati". 
Ripercorrendo il passato ricordo la storia della povera Laika, il primo essere vivente lanciato in orbita. 
Durante la fase di addestramento venne abituata a vivere in spazi angusti, sottoposta a centrifughe che simulavano le forze di decollo e che le spingevano il cuore fino a tre volte il ritmo normale delle pulsazioni cardiache. Nel 1957 lasciò la Terra a bordo della capsula spaziale sovietica Sputnik 2 come eroina di una missione che non prevedeva rientro. 
Molte ipotesi sono state fatte sulla sua morte, la più accreditata delle quali sostiene che Laika sia morta dopo circa 5 ore di tormento forse a causa della temperatura, dell'umidità che si era accumulata nel suo ansimare dentro quella capsula o semplicemente di paura. 
In una società civile che si definisce tale ritengo che certe cose siano inammissibili; per questo riporto di seguito un significativo intervento del Professor Umberto Veronesi:

"Voi sapete che ci sono molti movimenti ormai, filosofici e di pensiero, verso una progressiva civilizzazione dell'umanità: uno di questi è il tentativo, per ora tentativo, di trasformare la cultura antropocentrica in cui viviamo, antropocentrica vuol dire che l'uomo è al centro della natura e tutto quello che ci circonda è asservito ai bisogni e alla volontà dell'uomo, in una cultura che invece potremmo definire ecocentrica o meglio ancora solidaristica.
Cosa vuol dire questa cultura solidaristica? Vuole dire che dobbiamo cominciare a trasferire i principi etici che regolano la nostra convivenza, per esempio: non far soffrire, non essere violenti e non uccidere, e trasferirli anche al mondo animale. È un'operazione complessa, ha avuto già molti sostenitori e comincia ad avere un seguito anche importante. Naturalmente con molte resistenze: le resistenze sono di tipo, diciamo, di principio. La prima obiezione che vi fanno è: "Ma quali animali? Tutti gli animali? È tutto uguale? Un verme vale come un cane? Come un cavallo? Oppure dobbiamo fare delle differenze?" E questo, naturalmente, che ci impone di incominciare a considerare questo aspetto.
Bene, noi pensiamo che nella scala evolutiva c'è una progressiva evoluzione del dolore, una progressiva evoluzione della sofferenza e gli animali evolvendo nelle varie condizioni arrivano a un tipo di situazione neuropsichica molto vicina a quella dell'uomo. Certo, gli animali non possono parlare, ma c'è un linguaggio, un linguaggio non verbale, con cui riusciamo a capire la loro gioia, il loro dolore, la loro sofferenza, la loro gelosia, il loro senso di abbandono, il loro bisogno di affetto. Quindi, possiamo dire che gli animali ormai, o una parte degli animali, sono molto vicini a noi come sensibilità e quindi è giusto che noi trasferiamo a loro gli stessi diritti dell'uomo.
Michela(Brambilla) ha detto: "Il primo diritto è il diritto alla vita", ma il diritto alla vita vuol dire che non dobbiamo ucciderli, questo deve essere chiaro se vogliamo parlare di diritto alla vita. Per non ucciderli bisogna appunto mettere una demarcazione: dove possiamo arrivare a essere contro ad un insetto, una zanzara, una formica. Certo, ci sono i giainisti in India che spazzano il terreno davanti a loro per non colpire o uccidere neanche una formica. Però certamente c'è una differenza tra uccidere una formica e uccidere un cane. E quindi molti, la maggior parte di voi, già una demarcazione l'hanno fatta: nessuno di voi mangerebbe il proprio cane, mangerebbe il proprio gatto. Molti altri si astengono e non vogliono mangiare mammiferi perché sono parte della nostra famiglia, noi siamo mammiferi, come i primati, come una quantità di specie animali che sono vicine a noi. Altri allargano ancor di più agli uccelli, altri ai pesci. Quindi c'è una variabilità: è inevitabile che ciascuno abbia una propria linea di demarcazione, tuttavia è essenziale che si incominci ad avere questa linea di demarcazione, che si allargherà sempre di più, quanto più l'uomo prende coscienza della necessità di avere gli animali con dei diritti.
Il filosofo Singer, che è uno dei più grandi difensori degli animali, ha coniato un termine che si chiama "specismo", che deriva dal razzismo. Noi per secoli siamo stati antirazzisti, ma adesso cominciamo ad essere antispecisti, cioè non vogliamo, non riteniamo che sia giusto che una specie, quella umana in particolare, prenda il sopravvento e aggredisca le altre specie. Questo antispecismo comincia ad essere un movimento filosofico importante e con l'adesione di tanti filosofi di valore. Ci sono ovviamente persone che obiettano a questo nostro pensiero, e di solito gli argomenti che pongono sono tre.
Il primo è: "Ma gli animali non hanno la stessa percezione del dolore dell'uomo, sono diversi da noi in questo senso, nell'uomo c'è anche un dolore indotto, quello dei familiari, degli amici, dei figli, che negli animali non c'è e la loro elaborazione del futuro, della morte è molto bassa rispetto a quella umana". Questa è un'obiezione giusta, ma noi rispondiamo in maniera molto semplice: "Se questo è il criterio per non ucciderli e non mangiarli, teniamo conto che tra gli esseri umani vi sono persone in quelle condizioni, vi sono persone che hanno dei ritardi mentali, che hanno difficoltà cognitive, o che hanno incapacità e elaborare anche i pensieri più semplici: pensiamo a pazienti con l'alzheimer. Ma il fatto che abbiano l'alzheimer forse ci giustifica ad ucciderli o a mangiarli? Non credo. Quindi quella non può essere una ragione.
La seconda ragione più comune e in fondo anche più semplice è: "Ma gli animali si mangiano tra di loro, si aggrediscono, e quindi perché noi dobbiamo rispettare un mondo di animali che invece si comporta in maniera che noi non approviamo?". Ma questo è ovvio che noi dobbiamo considerarlo, dobbiamo valutarlo, ma gli animali non hanno un codice etico, non hanno una coscienza morale, loro si comportano in maniera molto semplice e molto istintiva, mentre l'uomo ha il dovere di sviluppare dei valori, e questi valori sono il rispetto della vita. Il rispetto della vita, lo ripeteremo all'infinito, lo dice spesso Michela, lo dico io, lo dicono tutti quelli che sono qui, è un dovere futuro, che deve diventare fondamentale.
E infine molti dicono: "Ma in fondo l'evoluzione darwiniana di tutti gli esseri viventi ha portato come tutti sanno al fatto che il più forte e il più intelligente deve sopraffare, deve vincere rispetto ai più deboli, e questa è la ragione per cui l'uomo è arrivato a questa condizione di superiorità per cui deve essere accettato inevitabilmente come una parte della concettualità evolutiva". Ma, innanzitutto, nessuno pensa che il processo evolutivo ci porti a uccidere gli animali, mangiarli, fare di questi animali un salmì o un altro piatto che serve solo a soddisfare i nostri piaceri. E in ogni caso, il nostro dovere è di correggere, come già facciamo in mille altre circostanze, questi aspetti del processo evolutivo verso un'ideologia più nostra, più civile.
Quindi, io credo che dobbiamo essere tutti solidali in questo senso, che dobbiamo creare un movimento, abbiamo creato inizialmente un manifesto, un manifesto che io spero che tutti vogliano accettare. Il diritto alla vita, ripeto, deve essere seguito con coerenza, se noi vogliamo non uccidere gli animali, dobbiamo anche rinunciare a mangiarli, non possiamo dire: "Io amo gli animali, però li mangio". Quante volte sono a tavola con donne o uomini che dicono: "Io gli animali li amo" e intanto stanno masticando una delicatissima cotoletta di vitello.
Quindi questa è la coerenza, anche perché chi conosce come vengono allevati gli animali per l'industria della carne, se uno va a vedere anche per una piccola frazione di minuto, si terrorizza, scappa e diventa vegetariano come moltissimi hanno fatto. Perché è una forma cosi brutale, così violenta, così incomprensibile... Pensate ad un povero vitello che viene tenuto bloccato, legato perché crescendo non possa fare attività muscolare in modo che diventi grande e grosso ma sempre con la carne bianca che vale di più della carne rossa... siamo a questi livelli di assurdità, di violenza, di brutalità che non deve essere parte dei nostri valori morali.
Infine due parole su quella che molti chiamano la vivisezione: noi siamo contrari all'uso di animali di laboratorio per ricerca, fuorché in casi eccezionali. Noi ci rendiamo conto che per i farmaci qualche volta è indispensabile, perché provare i farmaci direttamente sull'uomo non si può fare, lo facevano nei lager nazisti, ma non si può fare, e quindi è inevitabile come ha fatto Fleming quando ha scoperto la penicillina, testarla su piccoli animali, su roditori, tenuti in condizioni perfette. Io ho spinto in tutte le maniere la ricerca di forme alternative, abbiamo fatto le colture in vitro, ormai le cellule possono essere coltivate in provetta, cellule normali, cellule patologiche, su queste colture di cellule possiamo provare una quantità infinità di sostanze, di farmaci, di tossici, per verificarne la qualità, ma per il momento non siamo ancora completamente a punto. Io ho creato un istituto, l'Istituto Europeo di Oncologia, dove non si usano animali, se voi cercate ovunque, frugate in tutto l'istituto, non trovate un posto dove vi siano animali di laboratorio.
Questo ha creato qualche contrasto con i miei colleghi ricercatori, però nel complesso questa consapevolezza anche nel mondo della ricerca sta procedendo, al punto che, voi sapete, molte riviste scientifiche non accettano delle produzioni scientifiche se si fa capire o se il lettore può immaginare che ci sia stato un maltrattamento nel mondo animale. Questo per dirvi, ritornando a quello che ho affermato all'inizio, che il momento è maturo per un grande movimento collettivo, ma deciso; dobbiamo essere molto vocali, dobbiamo tutti partecipare a questo movimento con decisione e soprattutto dobbiamo disseminare il messaggio a tutti, perché credo che sia una necessità per chi ha dei valori morali da difendere".

Posto infine l'indirizzo del sito "La coscienza degli animali" con la speranza che qualcuno di voi sottoscriva il manifesto.
http://www.lacoscienzadeglianimali.it/index.php/il-manifesto.

mercoledì 9 marzo 2011

"Ognuno ha i suoi gusti, come disse Morris quando baciò la vacca"

Il mio primo blog. Non avendo un'idea precisa, ho deciso che utilizzerò questo strumento fino ad ora a me sconosciuto per raccogliere immagini, citazioni, pensieri, contraddizioni e tutto ciò che mi passa per l'anticamera del cervello. 
Vediamo un po' cosa ne verrà fuori. 


A Francesca piace/piacciono: camminare a piedi nudi, mordere il gelato, guardare film d'autore, leggere Bukowski, scoppiare le bolle della carta da imballaggio, scaldarsi con il phon, osservare le persone, ordinare le cose per forma o colore, dormire con le persiane aperte, i prodotti biologici, camminare nella neve, andare all'estero, l'odore del vino, "spellare" il vinavil secco dalle mani, fare puzzle, coccolare i suoi cani, il succo all'albicocca, svegliarsi al mattino ma rimanere al calduccio sotto le coperte,la crosticina bruciata della pizza, la Francia e il francese, i vecchietti che si tengono per mano,, la natura e gli animali, mordere i tappi delle penne e la cannuccia dell'esta thè, le fotografie in bianco e nero, rimanere dentro quando lavano la macchina, dialogare con se stessa in inglese, sfilarsi i calzini con i piedi, guardare scorrere il paesaggio fuori dal finestrino, rompere la crosta della crème brulée con il cucchiaino.

A Francesca non piace/piacciono: le persone che urlano a telefono, scottarsi la lingua col caffè, imbarazzarsi guardando situazioni o persone imbarazzanti in tivù, il disgustoso risucchio nel magiare la minestra, i tizi che la fermano per strada e le chiedono l'ultimo libro che ha letto, l'arancione, parcheggiare parallelamente al marciapiede, i professori frustrati che si sentono appagati nel bocciare gli studenti, sentirsi osservata, la caccia, blu e nero insieme, non riuscire ad addormentarsi la sera prima di un esame, la minestra di verdura, non vedere il fondale marino, la politica,  i parrucchieri, modificare i suoi programmi, avere le labbra screpolate, stare seduta dietro in macchina.